La tecnologia che ha resuscitato la biblioteca di Ercolano
Grazie alla tecnologia, quanti misteri del passato siamo in grado di riscoprire? Tra questi sicuramente quello dei papiri dell’antica biblioteca di Ercolano.
Ricostruiamo velocemente la sua storia. L’eruzione del Vesuvio nel 79 d.C copre di fango e cenere Pompei ed Ercolano e protegge le due città dalla storia e dai cambiamenti del tempo. A essere seppellita è anche una bellissima villa con un’enorme biblioteca di rotoli di papiro: segreti della filosofia, della scienza, della letteratura, della matematica e della politica romana e greca, nascosti da rotoli carbonizzati ma perfettamente conservati, in attesa solo di essere letti.
Passeranno quasi 1700 anni prima che questa biblioteca venga riscoperta: scavando un pozzo, un contadino trova un pavimento romano. Gli scavi faranno tornare alla luce le statue e gli affreschi della villa, oltre a tantissimi rotoli. Sono carbonizzati e quindi fragilissimi, ma riuscire a leggerli aumenterebbe notevolmente la quantità di scritti e testimonianze dell’antichità. I primi maldestri tentativi di srotolare i papiri ne distruggeranno molti; altri, successivamente, verranno aperti da un monaco italiano che, con molta cura, negli anni, si occuperà di verificarne il contenuto. Si tratta di testi filosofici scritti in greco: più di seicento restano chiusi e illeggibili e molti storici ritengono che ce ne siano molti altri ancora sottoterra, non ancora scoperti.
Ma torniamo al presente: è il 2015 quando il team del dottor Brent Seales, grazie allo scarto virtuale, riesce a leggere il rotolo di En-Gedi, un manoscritto in ebraico che si pensa essere la più antica rappresentazione della Bibbia. Un reperto talmente compromesso che non era in alcun modo possibile srotolare. Il team di scienziati utilizza la tomografia a raggi X e la visione artificiale: queste tecniche permettono di srotolare digitalmente e leggere un rotolo carbonizzato, senza aprirlo fisicamente e quindi senza comprometterne ulteriormente lo stato di conservazione. I papiri di Ercolano però hanno un inchiostro a base di carbonio, poco denso e inadatto quindi a essere letto dai raggi X.
Qualche anno più tardi, il team del dottor Seales fa un tentativo diverso. Grazie alla luce infrarossa alcuni frammenti staccati risultano leggibili e vengono quindi utilizzati come dati di base per un modello di apprendimento automatico in grado di rilevare inchiostro altrimenti invisibile ai raggi X. Aumentando la risoluzione dei raggi X grazie a un acceleratore di particelle, si riescono a scansionare rotoli interi e diversi frammenti: i modelli di apprendimento automatico sembrano poter rilevare sottili motivi superficiali nel papiro, che indicano la presenza di inchiostro a base di carbonio. Proprio all’inizio di quest’anno, avviene la svolta: il modello di apprendimento automatico riconosce l’inchiostro dalle scansioni a raggi X, dando quindi la possibilità di applicare lo scarto virtuale anche ai papiri di Ercolano.
Il processo consiste quindi in 3 passaggi: la scansione, che crea una versione in 3D del rotolo o del frammento, utilizzando la tomografia a raggi X; segmentazione e appiattimento, che trova gli strati del papiro arrotolato e lo srotola appiattendolo; rilevamento dell’inchiostro, che identifica le regioni scritte nella superficie appiattita grazie a un modello di apprendimento automatico.