Roma
Via Barberini 29, 00187
+39 06 772 50 136
+39 06 770 70 449
Rende
Rende (CS)
Contrada Cutura 119, 87036

150 milioni di multa per Google e Meta

Non ce ne rendiamo conto, ma probabilmente accettare i cookie è una pratica che svolgiamo ripetutamente, più volte al giorno, ogni giorno. Accettiamo sicuramente più cookie di ne mangiamo nella vita reale. I cookie servono a profilare gli utenti, a tracciarne l’esperienza di navigazione: raccogliere dati per aggregarli all’interno di enormi database e utilizzare queste informazioni a fini di marketing (principalmente) in maniera tale da essere sempre più tecnologicamente precisi e accurati a livello di target del pubblico. I cookie sono sostanzialmente il telaio di quella enorme macchina che comprende i big data, il loro utilizzo, e la sempre più nebbiosa questione della privacy online.

È importante prendere infatti consapevolezza che deve esistere una privacy online, che in un mondo sempre più dipendente dalla rete è fondamentale avere le idee ben chiare su come ciò che succede in rete viene tutelato.

Utilizzare Google invece di altri motori di ricerca, come questi, che invece non profilano l’utente ma mandano messaggi pubblicitari generici, è una scelta del singolo individuo. Così come dovrebbe essere una scelta utilizzare comunque Google, ma scegliere di disattivare i cookie, in maniera tale da non permettere al motore di ricerca, o al social network di turno, di attivare il sistema che sta alla base della profilazione degli utenti, nonché alla base del principale modello di business di motori di ricerca e social network.

In Francia però, disattivare i cookie di Google e Meta non è così semplice e, talvolta, risulta impossibile disattivarli completamente. Per questo motivo la Comission Nationale de l’Informatique et des Libertes (CNIL) ha stanziato una multa di 150 milioni di euro per le due piattaforme, colpevoli di non lasciare questa libertà ai propri utenti. Si tratta di una cifra record, che supera di 50 milioni quella assegnata alla stessa Google un anno prima, nel 2020. Cifre alte per i comuni mortali, ma non per queste piattaforme che fatturano tranquillamente miliardi di euro all’anno.

Google ha repentinamente dichiarato di essere consapevole dell’importanza della tutela della privacy dei propri utenti e di essere al lavoro quotidiano per aumentarne i livelli di protezione. Il CNIL ha concesso tre mesi di tempo per sistemare il problema, oltre i quali la multa aumenterà di 100.000€ al giorno.