The Sphere, tra tecnologia e inquinamento
The Sphere, la più grande opera architettonica di forma sferica del mondo, verrà inaugurata ufficialmente il prossimo autunno a Las Vegas. Si tratta di un palazzo sferico alto 112 m. e largo 157m., situato in prossimità di alcuni degli hotel più famosi della città, come il Bellagio, il Venetian e il Mirage. Un’opera monumentale che ha richiesto oltre 3.000 tonnellate di acciaio, ma soprattutto 70.000 metri quadri di luci a led tra superficie interna ed esterna. La particolarità di questa opera architettonica è infatti la capacità di illuminarsi e riprodurre scenari e immagini.
Ma non è finita qui, da un punto di vista tecnologico rappresenta un’incredibile esperienza immersiva nella fruizione di contenuti. Oltre alla potentissima definizione interna ed esterna data dalla fitta mappatura di luci a LED, chi assisterà a uno spettacolo all’interno della sfera potrà contare su una realtà immersiva totale: adattamento delle temperature, realtà virtuale e visione tridimensionale saranno alcune delle tecnologie integrate agli spettacoli che si terranno al suo interno.
Ma siamo a Las Vegas, detta anche Sin City, e viene per forza da chiedersi se il peccato in questione non sia proprio rappresentato dal creare un’opera dall’enorme impatto energetico in un momento delicato dal punto di vista della sostenibilità ambientale come quello che stiamo vivendo.
Oltre ad essere un essere un esempio di sfarzo eccessivo, assolutamente coerente nell’atmosfera di Las Vegas, si tratta di una forte fonte di inquinamento, in particolar modo luminoso.
L’inquinamento luminoso non sarà il peggiore tra le tipologie di inquinamento, ma ha certamente le sue conseguenze e sicuramente il nostro Pianeta non ha bisogno di ulteriori luci accese, seppur rappresentate da lampadine a LED. Questo tipo di inquinamento infatti limita la ricerca astronomica e impatta sul ciclo vitale di piante e animali, che devono adattarsi a un’atmosfera sempre più luminosa.