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Neurotecnologie: dalla privacy alla lettura del pensiero

Il ramo tecnologico che comprende le innovazioni finalizzate a interagire con il nostro cervello è certamente interessante. Le neurotecnologie sembrano infatti rappresentare un futuro sempre più prossimo, in cui, anche grazie a innovazioni come l’intelligenza artificiale, saremo in grado di comprendere e utilizzare rapidamente l’enorme quantità di dati prodotta dal nostro cervello.

Le neurotecnologie sono già realtà e, soprattutto in ambito medico, hanno delle applicazioni concrete ed estremamente utili. Una questione interessante è legata alla privacy dei dati: se infatti la privacy rappresentava una questione complessa perché ci si è accorti che non tutelandola abbiamo permesso a grandi società di accedere alla totalità della nostra vita, è chiaro che anche l’accesso di una tecnologia al nostro cervello deve essere analizzato e trattato con estrema cura e chiarezza sin dagli albori.

Leggere il pensiero

L’idea di leggere il pensiero è stimolante, spaventosa e fantascientifica. Ma analizzando le tecnologie a nostra disposizione si tratta al contempo di realtà, se guardata dalla giusta angolazione per definirla correttamente.

Il nostro cervello è infatti in grado di generare un enorme quantità di dati e informazioni. Non a caso le reti neuronali vengono studiate anche in ambito informatico e tecnologico, con l’idea di riprodurre il funzionamento del nostro cervello.

Sino a pochi mesi fa l’applicazione delle neurotecnologie era principalmente in ambito medico, ma recentemente è abbastanza chiaro come la lettura del pensiero abbia preso una piega molto più commerciale. Cuffie che misurano la risposta emotiva a un messaggio pubblicitario, auricolari in grado di classificare i livelli di attenzioni dei dipendenti e sensori che rilevano le attività celebrali sono alcune delle ultime novità e brevetti depositati dalle (solite) grandi aziende mondiali del mondo tech.

Privacy

Ma se si parla di raccolta dati bisogna introdurre sin da subito l’argomento privacy.

Da chi saranno tutelati i dati del nostro cervello? Che libertà avranno le aziende che potranno accedervi di utilizzarli?

Oramai è infatti chiaro che le aziende raccolgano più dati di quelli necessari per svolgere il loro business, sembra infatti che la raccolta dati sia diventato un obbligo per chiunque operi nel settore tecnologico, a discapito dei consumatori che non hanno nessun tipo di controllo sul traffico delle proprie informazioni.

Poche settimane fa in Colorado, il Governatore Jared Polis, proprio con l’idea di prevenire sin da subito eventuali incomprensioni, ha esteso la legge che tutela il diritto alla privacy anche ai dati neurali, facendo nascere la prima Protect Privacy of Biological Data Act.

È indubbio infatti che nei prossimi anni, se non già nei prossimi mesi, vedremo l’entrata nel mercato di stimolatori mentali, allungatori di memoria e altri device strettamente connessi agli stimoli celebrali. Probabilmente è meglio pensare sin da oggi ai limiti da imporre alle aziende che li producono, con l’idea di non ritrovarci a farlo quando sarà troppo tardi.