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Made in Italy o Italian Sounding?

Come la blockchain può aiutare nella scelta dei prodotti

Dal Parmesan alla bustina che trasforma l’acqua in Chianti in qualche giorno, l’Italian Sounding sottrae ogni anno 120 miliardi di dollari al reale Made in Italy.

Parliamo di quel fenomeno che consiste nell’utilizzare etichette – ma non solo: anche imballaggi con simboli o colori che richiamano l’Italia – che fanno credere al consumatore di acquistare dei prodotti la cui materia prima e lavorazione hanno origine nel nostro Paese. Spesso questi prodotti hanno invece tutt’altra derivazione, a volte non certificabile.

Secondo una stima Coldiretti, nell’agroalimentare Made in Italy, due prodotti su tre sono in realtà falsi e non hanno alcun legame con l’Italia.

È innegabile comunque che l’artigianalità italiana sia molto ricercata all’estero e proprio in quei Paesi dove il fenomeno dell’Italian Sounding è più forte (da quelli emergenti a quelli più ricchi come Australia, Cina, Russia e Usa): come afferma il Sole 24ore, il 2022 è stato un anno da record per il Made in Italy, registrando un introito di 600 miliardi. I prodotti Made in Italy oltre ad essere di alta qualità richiamano la cultura e la tradizione italiane, un’immagine ben precisa molto ricercata all’estero.

Come impedire dunque il fenomeno dell’Italian Sounding e le imitazioni di scarsa qualità dei nostri prodotti D.O.P.?

In questo caso entra in gioco la blockchain che può essere considerata uno strumento fondamentale per contrastare la minaccia del falso Made in Italy e assicurare un vantaggio competitivo, garantendo la qualità dei prodotti e tracciando in modo preciso, automatizzato e integrato la filiera produttiva. La tracciabilità ha infatti un ruolo chiave, rendendo trasparente l’offerta dei prodotti italiani ai consumatori esteri, spesso attirati da etichette false e ingannevoli.
Registrando in maniera inequivocabile tutte le operazioni che avvengono nella filiera agroalimentare, la blockchain è essenziale nell’attività aziendale, dove le imprese devono essere in grado di tracciare e monitorare il percorso del prodotto e garantire così la stessa qualità in tutti i passaggi della produzione e della distribuzione.

Un progetto attivato in queste settimane dall’Agenzia governativa ICE permetterà alle aziende di valorizzare l’originalità dei prodotti Made in Italy – dalle materie prime ai processi di lavorazione –proprio attraverso la blockchain.

Il progetto TrackIT Blockchain permetterà alle aziende di raccontare in modo semplice e diretto la storia e il valore dei loro prodotti, instaurando così un rapporto di fiducia con il consumatore che sarà certo di acquistare realmente Made in Italy. Aderendo al progetto, le aziende potranno utilizzare un servizio che include una consulenza specialistica per la tracciabilità; una piattaforma che permetterà di gestire la blockchain; la progettazione e lo sviluppo di interfacce di programmazione; la creazione di una landing page con cui il consumatore potrà accedere a tutte le informazioni sul prodotto attraverso un QR code; assistenza e manutenzione di un partner tecnologico.

Nel 2023, per TrackIT Blockchain, verranno selezionate 250 aziende esportatrici di vari settori (agroalimentare, settore moda, cosmetica e arredo/design). Per presentare la propria candidatura occorre avere la sede legale in Italia e prodotti conformi alla normativa per il Made in Italy e aver registrato negli ultimi tre anni un fatturato sui mercati internazionali pari almeno al 20% del fatturato totale o un fatturato medio annuo sui mercati esteri di almeno 200.000 euro negli ultimi tre anni.

La domanda di adesione va presentata per via telematica, allegando la documentazione richiesta, entro e non oltre il 30 aprile 2023. (https://www.ice.it/it/blockchain)