Intelligenza artificiale: pericolo, opportunità, o entrambe le cose?
Negli ultimi mesi l’intelligenza artificiale ha rappresentato certamente uno dei trend di cui si è maggiormente discusso. Dal lancio di Chat GPT sono state moltissime le dimostrazioni delle potenzialità dell’intelligenza artificiale, alcune brillanti, altre meno.
C’è chi si è soffermato a pensare a come l’AI possa impattare su determinati settori professionali, in particolar modo sollevando preoccupazioni per quelle figure che rischiano di essere sostituite dall’avanzare della tecnologia.
Altri invece esternano la propria ammirazione per un’innovazione che sembra averci portato avanti nel tempo di diverse decadi, consentendoci risultati e risparmi di tempo e risorse a cui sinora non potevamo ambire.
C’è infine chi sminuisce l’intelligenza artificiale, sottolineandone i limiti e ponendo l’attenzione sul fatto che l’intelligenza umana non potrà mai essere sostituita e ci sarà sempre bisogno del nostro ausilio quando si deciderà di lavorare con le macchine.
Da menzionare anche i più appassionati di fantascienza, la cui maggiore preoccupazione è legata a uno sviluppo catastrofico dell’intelligenza artificiale, che vedrà i robot sovrastare completamente la razza umana, addirittura senza che l’uomo stesso sia in grado di rendersene conto.
Ma chi ha ragione? Tutti, nessuno, o la verità, come spesso accade, sta nel mezzo?
La verità è che non si può predire il futuro, per quanto le analisi predittive siano un altro tema che appassiona quando si parla di tecnologia. Ma ciò che possiamo sicuramente fare è guardare al passato.
Non abbiamo infatti inventato l’intelligenza artificiale e il machine learning pochi mesi fa, e abbiamo già esperienza dell’impatto che queste innovazioni hanno avuto in determinati settori.
Per fare la nostra riflessione definitiva prendiamo spunto dal mondo dei giochi, che certamente può dirci molto su come l’intelletto umano abbia accolto l’AI mettendo in campo la propria esperienza e le proprie capacità strategiche.
Se parliamo di intelletto e giochi sono due i campi di battaglia che vanno per forza citati: gli scacchi e il Go.
Gli scacchi sono il gioco strategico per eccellenza: nella scacchiera non esiste fortuna, esistono solo strategia, adattamento e conoscenza delle tattiche di guerra. Il Go invece è il gioco più difficile: se già negli scacchi i potenziali scenari dopo l’apertura, le prime 5-10 mosse per intenderci, sono numerosissime, nel Go questi scenari si moltiplicano esponenzialmente, dando vita a partite sempre nuove, creando quindi le condizioni per dare un grosso vantaggio a una mente meccanica, computerizzata e potenzialmente spietata.
Andando subito al finale delle partite che hanno visto la mente umana confrontarsi con quella artificiale, dobbiamo ammettere di aver perso, e di aver perso anche con un notevole scarto, più e più volte.
Campioni del mondo di Go e gran maestri di scacchi non hanno potuto nulla contro le intelligenze artificiali, soprattutto dopo che le prime partite venivano giocate e le menti computerizzate imparavano.
Ci siamo anche tolti qualche piccola soddisfazione, riuscendo talvolta a competere, ma nel lungo termine non c’è stata partita.
E quindi com’è andata a finire? Nessuno gioca più a scacchi o a go?
Come la pensano i grandi maestri e i campioni del mondo che teoricamente dovevano essere “licenziati” dai loro incarichi, lasciando quindi spazio alle macchine?
Il loro riscontro è una totale estasi verso le innovazioni apportate dall’AI e un ritrovato amore verso la propria passione, nonché il proprio lavoro.
Quella che potenzialmente poteva sembrare una sconfitta definitiva, è stata in realtà una lezione iniziatica. Un’iniziazione a un nuovo modo di vedere le cose, un nuovo modo di pensare e quindi di agire.
L’intelligenza artificiale ha aperto nuovi scenari, ha insegnato nuove tattiche, nella sua fase di apprendimento ha appreso come abbiamo fatto noi, ha commesso gli stessi errori e ha trovato le stesse e nuove soluzioni. Ammirandone l’evoluzione i grandi maestri hanno appreso a loro volta e ne hanno tratto un enorme giovamento. Si confrontano con essa per valutare e rielaborare le proprie scelte e adattano la propria mente ai nuovi schemi proposti dall’AI.
Ed è proprio questa la più grande lezione che abbiamo imparato sinora dall’intelligenza artificiale: si tratta di uno strumento a nostra disposizione per migliorarci, e non per sostituirci o minacciarci in alcun modo. Se saremo bravi a utilizzarla in modo corretto potrà migliorare ogni aspetto della nostra vita, dal nostro lavoro alla nostra quotidianità, sino ad andare sempre più nel profondo, migliorando il nostro modo di vedere il mondo.