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Intelligenza artificiale nel Go

Gli scacchi sono il gioco di guerra più antico e longevo del mondo, da molti sono considerati IL gioco. Le 64 caselle della scacchiera possono dare vita a miliardi di combinazioni e, per anni, solamente le migliori menti sono state in grado di elaborare strategie vincenti. Conoscenza del gioco e delle sue meccaniche e uno spiccato spirito strategico erano le caratteristiche principali di un buon giocatore di scacchi, sino all’arrivo dell’AI. Vi abbiamo già raccontato infatti dell’evoluzione di AlphaZero e StockFish e di come l’intelligenza artificiale abbia rivoluzionato il gioco (https://www.pccube.com/scacchi-e-computer-il-curioso-caso-alphazero/): la potenza di calcolo dei computer permette di valutare le combo e le possibili evoluzioni di una partita, facendo sempre la scelta più vantaggiosa.

Ma cosa succederebbe se la scacchiera non fosse 8×8, ma 19×19?

Passiamo quindi dagli scacchi, il gioco di guerra più famoso della storia, a quello che invece è considerato il gioco più complesso di sempre, il Go. Il Go è un gioco di origine cinese e si sviluppa su una griglia 19×19, il Goban: i due giocatori hanno a disposizione delle pedine che possono essere appoggiate nelle intersezioni tra le linee della griglia. Lo scopo del gioco è quello di creare dei perimetri chiusi, eventualmente inglobando le pedine dell’avversario. Ogni volta che si chiude un perimetro si fanno dei punti. Un gioco talmente complesso che per anni le persone avevano addirittura smesso di giocare, ma che è in grado di mostrare l’intuito, la tecnica e la fantasia dei contendenti.

In certe parti del mondo il Go è considerato una vera e propria istituzione e tutti, dai più grandi ai più piccoli, sono giocatori di Go. Chiaramente, se una scacchiera 8×8 dà vita a un’enorme possibilità di combinazioni da calcolare, un goban 19×19 non può che complicare le cose.

Tuttavia, mentre i giocatori di scacchi si sono arresi abbastanza in fretta alla supremazia dei computer, ben altro atteggiamento è stato mostrato dalla community legata al Go.

L’avvento dei primi esperimenti di intelligenza artificiale legata al Go è stato preso quasi con scherno, in particolar modo dai sudcoreani che possono vantare il giocatore pluricampione del mondo Lee Se-Dol.
Quando il team tecnologico che ha sviluppato l’AI esperta di Go è stato pronto a sfidare il campione del mondo, non si sono risparmiate le conferenze stampa in cui lo stesso Lee Se-Dol mostrava molta leggerezza nel considerare il suo avversario virtuale. In una sfida al meglio delle cinque partite, Lee Se-Dol si diceva infatti indeciso sullo score finale: non sapeva se avrebbe vinto 5 a 0 o 4 a 1, l’esperienza umana non era infatti battibile da un computer.

La sfida inizia e Lee Se-Dol si trova ben presto a dover rivalutare la sua previsione iniziale, perdendo il primo match. Non ancora convinto dell’abilità dell’AI, a questo punto della contesa il campione del mondo dichiara che le chance di vittoria ora sono del 50 e 50. Il primo match era stato combattuto e somigliava molto a una partita classica di Go, ma è la seconda partita ad aver fatto la storia del gioco.

Dopo il 2 a 0 la faccia di Lee Se-Dol era distrutta. 30 titoli nazionali, 18 internazionali e 1 continentale non erano abbastanza per comprendere ciò che era successo. Come spesso accade, la potenza di calcolo dell’AI aveva rivoluzionato il gioco: le sue mosse non erano comprensibili all’uomo e la sconfitta è arrivata senza nemmeno capire come. Arriva rapidamente anche il 3 a 0.

A questo punto la storia era fatta: l’AI aveva risolto il gioco e battuto il campione del mondo che, oramai sconfitto, si è seduto ad affrontare la quarta sfida in maniera molto più leggera. Nella conferenza stampa della terza partita Lee Se-Dol ha elogiato il team di sviluppo, ammettendo che ciò a cui aveva assistito era davvero qualcosa di incredibile.

E solo l’incredibile può rispondere all’incredibile, non si diventa 19 volte campioni del mondo di un gioco senza combattere.

La sfida 4 vede infatti Lee vittorioso. Più tranquillo e rilassato, senza il peso della Corea sulle spalle, Lee si trova in una situazione di forte svantaggio nel quarto match. Il team di sviluppo assiste alla partita dal back end, per cui può vedere non solo le mosse, ma anche le previsioni e i calcoli dell’AI che a ogni turno stima le percentuali di vittoria dei due contendenti. Lee Se-Dol arriva alla mossa 78 e prende una decisione che il team tecnologico definirà “God Move”: la probabilità che un essere umano facesse quella scelta, che avrebbe poi permesso la vittoria, era di 1 a 10.000; un colpo di genio assoluto che è valso la soddisfazione e il sollievo di un’intera nazione.

Situazione che non si ripete nel quinto match e sfida che si conclude per 4 a 1.

Un’applicazione di AI incredibile che, attraverso le considerazioni e i risultati dei protagonisti in gioco, ci racconta una storia che conosciamo già: siamo abituati a immaginarci un’intelligenza artificiale hollywoodiana, con robot e computer che minacciano gli uomini, ma la realtà è ben diversa. Al momento le persone che hanno avuto a che fare con un’AI sono estasiate dalle maggiori prospettive che questa ha saputo dare: Lee Se-Dol ha vinto tutti i tornei giocati successivi alla sfida con il computer, comprendendo nuovi aspetti, logiche e dinamiche del gioco che amava. L’AI gli ha permesso di aprire un nuovo incredibile capitolo della sua carriera a cui, da solo, probabilmente non avrebbe mai avuto accesso.